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1.
€ 10,00
EAN-13: 9788894860160
Ivana Tamoni
La miglior parte
Edizione:Di Felice Edizioni, 2018
Collana:Poesia

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2.
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EAN-13: 9788890516467
Ivana Tamoni
Notti Bianche
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneHo sempre manifestato una certa ritrosia nel presentare lavori di altri poeti, per una precisa presa di posizione contro la formalizzazione e la sedimentazione che in genere molti critici impongono ai lavori poetici che invece dovrebbero essere liberi da parametri preconfezionati e dirigersi in volo in ogni direzione. In questo contesto però voglio derogare da questa mia indicazione e parlare di questo lavoro molto interessante. Spesso i versi, quelli che possiamo chiamare tali per l’orfismo e la delicatezza del suono, o vengono abbandonati nell’oblio di cassetti polverosi o assegnati amorevolmente all’oralità disorganica e fuorviante. Essi vanno invece accarezzati e scritti in pagine che dal cartaceo passeranno alle tele del tempo che tutto modella e tutto ripara nella sfera intellettuale. Questa raccolta ha sfiorato il pericolo dell’abbandono e, per mezzo delle sapienti cure di Valeria Di Felice, vede la luce come a sfidare i tempi e gli spazi della precarietà. Essa mostra una capacità struggente di formare un dialogo fatto di intelligenti analisi, di rinunce, di desideri, di non accettazione, di forze interiori per difendere non ciò che si è perso ma ciò che non si ha più. Il rapporto dinamico e scambievole fra cose e sentimenti è il punto centrale della raccolta. Il dolore come forma taumaturgica è espresso in modo elegante. Dall’angoscia dell’assenza si va verso la speranza del compiuto. La pagina bianca è silenzio e allontanamento, la parola scritta ricopre leggermente quel silenzio che dà compimento alla presenza. È ciò che fa la Tamoni usando una parola che è soprattutto legata al silenzio della pagina bianca che risulta essere un formidabile linguaggio potenziale astratto. Ecco perché possiamo parlare, riferendoci a questo lavoro, di una composizione del silenzio. Di questa presenza l’autrice è consapevole come è consapevole della forza del linguaggio della poesia che si oppone decisamente al limbo dell’assenza. Ogni quadro è di una intensità musicale e pittorica notevole. Il mosaico si auto-articola autonomamente a formare un canzoniere d’amore e di non amore che lascia il lettore stupefatto ed entusiasta della capacità sublimatrice dei versi. L’amarezza della perdita si inebria di fantasia e di creatività nel trovare amori che evaporano dalle terrestri debolezze per naufragare su isole poetiche eterne ed eteree. Non si evidenziano messaggi contenutistici ma messaggi poetici anche enigmatici che nel profilo della lettura danno irrequietezza e castità. «Inquiet et poudique comme la mer est l’enigme» («inquieto e casto come il mare è l’enigma»), dice lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloum. Ma l’importante, come dice Pavese, è dare poesia agli uomini, e la Tamoni offre anche agli altri i suoi versi. In alcune liriche si ha la sensazione di una trasformazione fra sensazione e impressione, operazione questa mallarmeana che consente all’autrice di interiorizzare i parametri esterni guardati trasformandoli da oggetti a soggetti dello spirito: «Non voglio rughe di vecchiaia,/cerco segni d’amore; Stringo cristalli di rocca,/[...] non per un anello,/ma per un cumulo di luce.» Ed è poesia questa che non si rifugia in una specie di conchiglia dorata dove opera in modo insensibile rispetto ai rapporti esterni. La Tamoni è grande ammiratrice dei paesaggi dell’anima e della terra: la sua parola mai ha l’enfasi di una semplice ispirazione interiore, ma è il risultato di un incontro con cose e sentimenti: «Aiutami ad esprimermi/a questo serve l’incontro.» Il tutto viene guidato da un linguaggio impersonale e musicale, astratto e poli-interpretativo come insegna Eliot. L’oggetto-testo diventa una partitura musicale che il lettore interpreta e la fa propria. Così ci cattura la poesia di questa brava scrittrice che amplifica le sue creazioni con evidenti segni astratti policromatici, colori verbali di grande ed evidente luminosità. Ma al di là dei contenuti e di una spiegazione unitaria di questo canzoniere, ciò che è evidente risulta essere la sistematicità con cui i versi sono legati assieme. Sistematicità che si giustifica con effetti musicali di estrema efficacia. La Tamoni è consapevole che la musicalità è fondamentale per pitturare sulla pagina bianca. Sa benissimo che la musica, questa eterea arte che àncora il mondo alla metafisica, è stata rubata alla poesia e alla poesia lei la fa tornare: «[...] e sugli arazzi dorati dei campi/fondersi girasoli e stoppie di grano/nel crogiuolo del tramonto.» Oppure: «Topazi a corolla rimiro/intorno al grande cerchio,/perfetto nella sua rotondità.» È anche consapevole dell’orfismo della poesia, della forza evocativa della parola, anzi della sillaba, concetti della migliore tradizione simbolista: «Le sillabe hanno formato parole/e indi plasmato il sentimento vero,/ma l’opera finale resta muta.» Nel rito finale di qualsiasi opera si lascia intravedere che nulla si compone in modo manicheo e definitivo. L’opera finale è come un inizio, è sempre in evoluzione con il silenzio che rimane sempre il grande tessitore. Come non ricordare a proposito il grande scrittore svedese Stig Dagerman: «Cosa stringo allora tra le mie braccia? Poiché sono un poeta: un arco di parole che tendo sentendomi pervadere di gioia e di spavento.» Il crinale del dubbio porta sempre ai piani delle certezze, sfiorandoli. E quando il crinale è formato da versi, le certezze diventano umori interiori che superano le verità terrene per ancorarci nella meta-realtà sempre così difficoltosa da cogliere. I paesaggi, le emozioni, le angosce, le speranze possono vivere in ogni angolo della terra ed oltre. Ciò emerge immediatamente da queste composizioni mature e sinfoniche capaci di attrarre chiunque e di farlo dialogare con la natura e i sentimenti. Ogni quadro è autonomo e pieno di suggestioni componendo un insieme di carattere poematico. Si sente nel complesso di queste poesie un desiderio fremente e nello stesso tempo l’angoscia che tutto svanisca. Nella lirica Non so, la negazione montaliana con le iterazioni dei non so, assume significati estremamente positivi. La non spiegazione porta all’intuizione della forza dell’unione tra due esseri, unione coniata da un pseudo-destino che in questo caso non è rassegnazione, ma consapevolezza della esistenza di un valore metafisico tra il destino canonico e il libero arbitrio: «Ma posso forse cercare d’intuire/quando due esseri s’incontrino/perché così era scritto.» La Tamoni mi è sembrata da subito scrittrice di talento da difendere e valorizzare, di fronte a una platea piuttosto numerosa di pseudo-poeti che non conoscono nemmeno il significato primordiale di poesia. In punta di piedi si è proposto il suo lavoro che rappresenta per lei stessa un faro per la sua vita. Una vita di altalenanti sentimenti come d’altronde deve essere la scrittura in qualsiasi lavoro poetico seguendo la linea della corda funambolesca oscillando continuamente fra due universi duali e contrastanti in una continua dialettica inarrestabile tra sogno e realtà. Linguaggio ben calibrato, aggettivi ordinati e mai debordanti, lezione sempre attenta di Ezra Pound: «Non usate alcuna parola superflua, alcun aggettivo che non riveli qualcosa.» Ed è evidente nella Tamoni il desiderio di consegnare ai suoi scritti messaggi positivi per andare avanti e mai perdersi d’animo: «Segreto il tuo destino,/ora sei dovunque/ meno che qui, indietro/non so tornare.» Questo è il cammino della poesia, i versi non danno certezze e non sono mai sedimentati sul destino, non sono mai di qualcuno in particolare o di qualcosa, sono sempre in movimento e non ristagnano in nessun luogo né in noi stessi, e guardano sempre avanti nello scorrere lento o veloce del tempo.

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